In principio era la carta stampata.
O meglio, erano sulla carta stampata.
Sì, esatto, proprio loro: i font.
Con la diffusione della grafica digitale i font sono diventati di uso comune per chiunque utilizzi un computer.
Risulta immediato scegliere il font da utilizzare per un documento, un progetto, una mail, scorrendo la famosa “tendina dei font“.
Quando si scorre quella tendina, si vedono moltissimi caratteri tipografici completamente diversi l’uno dall’altro.
Spesso, si può essere portati a pensare che quei caratteri siano così diversi perché, chi li aveva progettati, semplicemente voleva fare qualcosa di diverso dagli altri.
La verità però è un’altra: ci sono così tanti caratteri diversi perché appartengono a epoche diverse, nelle quali si avevano diverse percezioni stilistiche e diverse possibilità tecnologiche.
Le categorie di font
Ogni font è composto in modo diverso, ha diverse caratteristiche, dimensioni, forme ed esprime diverse sensazioni.
E quindi?
Quindi si può partire innanzitutto dal cercare di categorizzare i vari font in varie famiglie, o gruppi, o classi. Insomma, in varie categorie.
La suddivisione principale: Serif e Sans Serif (o graziati e bastoni)
Nelle scuole o università di grafica molto spesso viene detto che i tipi di carattere si dividono in due categorie, i serif e i sans serif due termini francesi che significano “con grazie” e “senza grazie”. Ovviamente queste sono le due categorie principali, però ce ne sono molte altre.
I serif vengono anche detti in italiano graziati, mentre i sans serif vengono anche chiamati bastoni.
Cosa sono le grazie, in un font?
“Serif” significa “grazia” ovvero quegli allungamenti, solitamente ortogonali, alle estremità del carattere. Vengono utilizzate per rendere il carattere più elegante, più “aggraziato”.
Le grazie nascono dal cosiddetto carattere lapidario romano, una forma di scrittura di epoca latina in cui le grazie erano funzionali a una più facile incisione del carattere sulla pietra.
Le sottocategorie di Serif (o graziati)
Nel corso della storia si sono sviluppate numerose sotto-famiglie di font serif.
In base al periodo storico, si usavano caratteri tipografici con caratteristiche leggermente diverse. A volte dovute agli strumenti usati, altre dovute alle mode dell’epoca.
Solitamente, si dividono i font serif o graziati in 4 categorie storiche.
1. Old Style (Veneziani o Umanisti e Garald o Romani antichi)
Gli Old Style sono la prima categoria di caratteri serif, procedendo in ordine storico. Questa categoria è a sua volta divisa tra i Veneziani o Umanisti (come il Centaur) e i Garald o Romani antichi (come il Garamond).
La prima sotto-categoria dei font Veneziani aveva un basso contrasto tra linee spesse e sottili, aste trasversali inclinate nella “e” minuscola e un “colore” molto scuro, inteso come l’effetto generato dalla densità di inchiostro stampato su una pagina.
I font “Garalde” sostituirono poi i font Veneziani/Umanisti perché garantivano una lettura più scorrevole.
I Garalde sono infatti caratterizzati da un maggiore contrasto tra linee spesse e sottili e da una maggior rifinitura dei tratti, come si può notare, ad esempio, dalla presenza di grazie più dritte e appuntite, quasi cuneiformi.
2. Transizionali
I Transizionali, dei quali il capostipite è stato il Baskerville nel 1757, è una categoria che raggruppa font molto popolari (ma più recenti) come il Times New Roman, il Cheltenham e il Georgia.
I Transizionali (chiamati così perché situati storicamente tra i Romani antichi e i Romani moderni) si differenziano dai romani antichi grazie a forme più geometriche, a un contrasto maggiore tra aste verticali e orizzontali, da grazie più appiattite e da un allineamento più verticale negli occhielli delle lettere.
3. I Bodoni o Didoniani (o Romani moderni)
Successivamente, tra fine ‘700 ed inizio ‘800, arrivarono i “Bodoni” (che prendono nome dall’omonimo font). In inglese e francese vengono detti anche Didoniani (dal font Didot) e un po’ dappertutto sono chiamati anche Romani moderni.
Proseguono nella ricerca di geometricità iniziata dai font transizionali e dal Baskerville. Hanno un passaggio molto marcato tra aste verticali e orizzontali e possiedono grazie molto fini e sottili che formano angoli retti con le aste.
4. Slab Serif o Egiziani
Successivamente, con il diffondersi delle tecniche di stampa, i font iniziarono ad aumentare vertiginosamente e arrivarono gli Slab Serif o Egiziani (o anche Square Serif, Mechanical o Mécanes).
Sono stati definiti Egiziani per un motivo piuttosto stupido: all’epoca in cui inizialmente apparvero (i primi decenni dell’800) l’antico Egitto era parecchio di moda. Fin dalla pubblicazione nel 1809 del Description de l’Égypt in seguito alle esplorazioni e scoperte di Napoleone e del suo esercito.
Insomma, l’hanno fatto per pubblicità.
E, coincidenza, la pubblicità ha moltissimo a che fare con gli Slab Serif (o Egiziani): si sono infatti diffusi grazie alle crescenti necessità creative dell’advertising, il quale si stava sviluppando proprio in quegli anni.
Sono caratterizzati da un utilizzo estremo del contrasto e dall’utilizzo di grazie perpendicolari e molto sottili, ovvero caratteristiche volte solamente a catturare l’attenzione e non a garantire leggibilità.
Le categorie di Sans Serif o bastoni
Per capire bene quali sono le categorie dei font senza grazie, bisogna, anche qui, capire come si sono evoluti a livello storico.
La cosa più importante da dire è che non sono sempre esistiti fin dagli inizi.
I sans serif, in italiano detti caratteri a bastoni o lineari, nascono infatti in Inghilterra durante l’Ottocento. Nacquero proprio parallelamente ai font Egiziani e inizialmente vennero usati con gli stessi scopi: pubblicità, industria e “per distinguersi”.
I Sans Serif Grotteschi
I caratteri sans serif creati tra il Diciannovesimo secolo e i primi due decenni del Ventesimo prendono il nome, nelle classificazioni moderne, di Grotesque (Grotteschi).
Il motivo di questa denominazione è derivante proprio dalla parola italiana “grottesco”, che all’epoca veniva utilizzata per indicare qualcosa di mostruoso o di aberrante, legato alle grotte e quindi all’assenza di civiltà.
Questi caratteri Grotteschi, sono caratterizzati, oltre che dall’assenza di grazie, da alcune significative peculiarità:
- Asse verticale delle lettere e forma tendenzialmente squadrata delle curve;
- Scarso contrasto visivo
Alcuni font Grotteschi possono essere considerati l’Akzidenz Grotesk (1896), il Franklin Gothic (1903), il Johnston Sans (1916, quello della metropolitana di Londra) e il Gill Sans (1926).
Gli ultimi due (Johnston Sans e Gill Sans), vengono spesso categorizzati anche come font Neo-Tradizionalisti o Neo-Umanisti, perché ispirati alle forme degli antichi font Umanisti, ritenuti più naturali e leggibili.
2. I Neo-Grotteschi
Si tratta di quei font che hanno le stesse caratteristiche dei font grotteschi di fine ‘800 ma sono sviluppati a partire dal Secondo Dopoguerra, rispondendo alle esigenze del moderno graphic design e del crescente mondo digitale.
Gli esempi più famosi sono l’Univers e l’Helvetica (entrambi degli anni ’50 e svizzeri).
Questi font si distinguono dai classici Grotteschi per alcuni dettagli come una maggior geometricità.
3. I Geometrici
In quegli stessi anni (anni ’20 e ’30 del Novecento), assieme a quei caratteri sans serif “Neo tradizionalisti”, nascono anche i sans serif “Geometrici”, spinti dalle rivoluzioni artistiche nate attorno alla scuola del Bauhaus e a movimenti come il De Stijl olandese.
Tra tutti i caratteri geometrici, non si può non citare il più famoso di tutti, quello che, ancora oggi, è tra i caratteri più amati: il Futura, del tedesco Paul Renner.
Il Futura viene creato nel 1928 ed è considerato il capostipite dei caratteri sans serif geometrici. Infatti, è basato sulle tre forme geometriche di base: il cerchio, il quadrato e il triangolo.
Le altre categorie
Oltre a serif, sans serif e alle loro sotto-categorie, esistono svariate altre famiglie di caratteri.
I caratteri gotici (o Blackletter)
La stampa a caratteri mobili fu inventata in Germania da Johannes Gutenberg e, infatti, le prime lettere stampate sulla Bibbia di Gutenberg erano le “Blackletter” ovvero quelle di stile Gotico.
Esistono tre diverse categorie di font di stile Gotico.
Oggigiorno, i caratteri gotici non vengono più usati da nessuna parte, se non per casi particolari o per decorazioni. Un uso che tuttavia è rimasto è quello dell’utilizzo di caratteri gotici per le testate e i loghi dei quotidiani.
I caratteri Script o informali
Tra esse bisogna assolutamente citare i cosiddetti Script o Informali. Si tratta di caratteri che sostanzialmente simulano la calligrafia e la scrittura manuale, in vari modalità diverse. Sono generalmente poco leggibili e da usare solo in casi davvero particolari.
I font Simboli
Sono infine quei font composti solamente da simboli, da icone o da emoji.
Quindi.
Anche nelle tue presentazioni, tieni conto delle caratteristiche dei vari font in modo da poterli utilizzare nel modo più opportuno.
Se non sai come impostare la tua presentazione